L’ermetismo è una corrente letteraria fra le più importanti del primo Novecento, in un periodo storico difficile e tormentato dalle esperienze negative delle guerre mondiali e del fascismo. La poesia ermetica è chiusa e volutamente complessa, oscura, misteriosa e di difficile interpretazione e codificazione.
Ciò che colpisce della poesia ermetica è l’assenza quasi totale di punteggiatura, le parole sono sparse qua e là senza essere legate da punti e virgole; esse non hanno bisogno di essere congiunte le une alle altre, ma sono sufficienti a se stesse per esprimere i propri significati. Per questo la poesia ermetica è solitamente definita come “pura”, perché condensa in un minimo di strumenti espressivi un massimo di significati.
Il tema centrale della poesia ermetica è il senso della solitudine disperata dell’uomo moderno che non ha più certezze a cui ancorarsi saldamente. L’uomo ha una visione sfiduciata della vita, priva di illusioni.
La poesia ermetica è quasi sempre una poesia autobiografica, è la poesia dell’uomo, della sua esistenza concreta, dei suoi sentimenti, delle sue sensazioni ed emozioni, delle sue esperienze di vita, dei suoi dolori. Tutto espresso in modo riservato, essenziale e conciso. Non esiste altra realtà al di fuori di quella del loro animo.
I poeti ermetici non vivono la realtà come qualcosa da raccontare con i loro versi, ma anzi come qualcosa entro cui proiettare la loro interiorità. Il poeta fissa sulla pagina dei rammenti di verità a cui è pervenuto in momenti di profonda ispirazione, senza l’aiuto del ragionamento e della logica. Egli cerca disperatamente un rapporto di armonia e di solidarietà col mondo esterno, ma poi lo scopre arido e vuoto.
La poesia ermetica è piuttosto lo scavo interiore di un uomo che si guarda dentro mentre vagabonda solitario nella civiltà moderna, nella quale si sente spaesato e disorientato. Egli avverte la propria vita e, in generale, la vita umana, come dolore e come male.
Nei componimenti non ci sono più rime, strofe, metro, punteggiatura, ecc. Il testo è spesso breve e scarno, essenziale, fatto di pochissimi versi e pochissime parole, quanto basta ad esprimere lo stato d’animo del momento; pochissime parole in cui però, si concentrano organicamente tutte le sensazioni provate.
Tra i maggiori esponenti ci sono Giuseppe Ungaretti, Eugenio Montale, Salvatore Quasimodo, Mario Luzi e Alfonso Gatto.
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