Nel periodo di espansione spartana, tra il VIII e il VI secolo a. C., Sparta ottiene la supremazia su tutto il Peloponneso. D’altra parte gli spartani si erano dati una rigorosa organizzazione militare perché animati dal desiderio di espandere il proprio dominio e la propria potenza.
Messeria fu il primo territorio conquistato. I Messeni, vinti, in parte si dispersero in altre regioni, in parte varcarono il mare e fondarono in Sicilia una città che da loro prese il nome di Messina. Durante queste guerre dette guerre messeniche si distinse Aristodemo, re della Messenia. Aristodemo, per obbedire all’oracolo, offrì in sacrificio la propria figlia e la uccise con la propria mano.
Si narra che gli Ateniesi ricevettero una richiesta d’aiuto armato dagli Spartani, messi in crisi dai Messeni e su consiglio dell’oracolo di Delfi, durante la seconda guerra messenica combattuta all’incirca nel 650 a. C. In seguito alla richiesta gli Ateniesi, che non volevano aiutare gli Spartani a conquistare la Messenia, ma neanche disobbedire all’oracolo del dio, inviarono non un esercito né un generale, ma un ometto di scarsa intelligenza e zoppo. L’ometto era il poeta Tirteo. Tirteo visse soprattutto a Sparta, ma non si sa dove sia nato. Inoltre, l’origine ateniese di Tirteo è stata messa in dubbio da alcuni studiosi moderni.
Il poeta con i suoi canti suscitò l’entusiasmo dell’esercito Spartano così che essi riportarono la vittoria sui Messeni.
Polieno racconta che durante una battaglia contro i Messeni, gli Spartani, decisi a vincerla o a morire, incisero i propri nomi sugli scudi, per poter essere riconosciuti in caso di morte. I Messeni, intimoriti da questa cosa, opposero una scarsa resistenza e gli Spartani vinsero la battaglia.
La leggenda mostra il contrasto tra l’importanza della poesia secondo gli Ateniesi e l’importanza della forza militare nella quale credevano gli Spartani.
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