“Venerdì Santo”: un sussurro di dolore e speranza nella poesia di Vitalba Santoro
La filastrocca “Venerdì Santo” di Vitalba Santoro, ci conduce con delicatezza al cuore di questo giorno cruciale per la cristianità. Attraverso immagini semplici ma evocative, Vitalba traccia un quadro di lutto e, al contempo, di silenziosa speranza.
Fin dai primi versi, il dolore si fa palpabile: “Venerdì Santo / Maria piange / suo figlio”. L’immagine di Maria, madre addolorata, è centrale e universale. Il suo pianto risuona con il patimento di ogni genitore di fronte alla sofferenza del proprio figlio. La parola “inerme” che descrive Gesù, paragonato a “una foglia”, sottolinea la sua vulnerabilità, la sua umanità fragile di fronte al destino.
Lo sguardo di Maria si fissa sulla croce, simbolo di supplizio e morte, e il suo dolore è inconsolabile: “guarda la croce / e non si dà / pace”. In questo momento di massima oscurità, la Terra stessa sembra partecipare al lutto, avvolta in un silenzio carico di significato: “Intorno la Terra / tace”.
La filastrocca prosegue definendo il Venerdì Santo come “un giorno / triste / e di dolore / per Cristo / nostro Signore”. Non ci sono giri di parole, la constatazione è diretta e sentita. Ma è proprio in questo abisso di sofferenza che Santoro introduce un barlume di luce attraverso la figura materna.
Maria, “affranta / e dolente / ai piedi del Figlio / morente”, incarna un dolore immenso, un “tanto dolore / nel cuore”. Eppure, in un ribaltamento emotivo potente, la poetessa sottolinea l’assenza di risentimento: “ma non prova / rancore, / perché oggi / trionfa l’amore”. Questa affermazione è il cuore pulsante della filastrocca, il punto in cui il dolore si trasforma in accettazione e in una comprensione più profonda del sacrificio di Cristo.
Gli ultimi versi aprono uno spiraglio di speranza per l’umanità intera: “Su quella croce / è riposta speranza / di pace, / amicizia / e di fratellanza”. La croce, da strumento di tortura, diviene simbolo di redenzione e di un futuro improntato a valori universali.
Con la sua semplicità, “Venerdì Santo” di Vitalba Santoro riesce a condensare la complessità emotiva di questa giornata. È un componimento che invita alla riflessione sul dolore, sull’amore materno e sulla promessa di un mondo migliore racchiusa nel sacrificio di Cristo. La sua brevità non ne diminuisce la profondità, anzi, la rende ancora più incisiva, come un sussurro che risuona nel silenzio del Venerdì Santo.
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