Il codice di Hammurabi riporta anche diversi articoli sull’ordinamento feudale di parte della società paleobabilonese. Il fondamento dell’intera società dell’epoca era una sorta di tripartizione di classi. La popolazione era suddivisa in base al diverso rapporto di dipendenza di ciascuno rispetto allo Stato in primis, e poi anche ad altri individui. Vi erano fondamentalmente tre classi sociali: l’ awilum, il mushkenum e il wardum.
L’awilum è l’uomo libero, per lo più proprietario terriero; il mushkenum, a metà fra l’uomo libero e lo schiavo, era colui che offriva i suoi servigi al palazzo in cambio di protezione. Il mushkenum è il dipendente del palazzo che godeva di diversi privilegi, ma doveva sottostare a un complesso di obblighi che ne limitavano la libertà. C’è poi il wardum che è lo schiavo che non poteva essere liberato, uno schiavo del palazzo o di un privato. Talora sono associati al mushkenum il redum, cioè il soldato, e il bairum cioè il pescatore. La classe dei dipendenti del palazzo riceveva in uso dallo Stato terreni o percepiva una provvigione di danaro piuttosto cospicua per l’assolvimento di una determinata funzione.
A capo della gerarchia c’è il re che governava su tutti ed inoltre, era anche il maggiore proprietario terriero e le sue terre erano coltivate dagli schiavi.
Molti schiavi erano prigionieri di guerra, ma alcuni erano reclutati tra la popolazione babilonese. Infatti i cittadini liberi potevano essere ridotti in schiavitù come punizione per particolari reati; inoltre vigeva la consuetudine che i genitori, spinti dalla necessità, vendessero i figli come schiavi, o ancora che un’intera famiglia fosse ceduta al creditore in pagamento del debito per una durata massima di tre anni. Gli schiavi erano proprietà del loro signore come un qualsiasi altro bene: potevano venire marchiati, frustati e severamente puniti nel caso tentassero di fuggire.
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