Monere, protisti e funghi sono piccoli organismi viventi molto semplici. Si stima che essi siano anche tra i più antichi esseri viventi comparsi sulla Terra. L’ambiente in cui viviamo è ricco di piccolissimi esseri viventi che non avremmo mai potuto osservare senza l’aiuto del microscopio.
IL CONTENUTO DELLE 2 SCHEDE SEMPLIFICATE
Nei regni di Monere Protisti e Funghi sono inseriti gli organismi viventi più semplici e anche quelli più antichi.
Al primo appartengono solo due categorie di organismi: i Batteri e le Alghe azzurre.
Al secondo appartengono le alghe unicellulari, i protozoi e i funghi mucillaginosi.
Il terzo gruppo comprende i funghi, quelli visibili e quelli microscopici, quelli utili e quelli dannosi. I funghi sono viventi eterotrofi, cioè non sono capaci di prodursi il proprio nutrimento e quindi si nutrono di sostanze organiche. Essi possono essere saprofiti, parassiti, simbionti.
I funghi saprofiti sono molto importanti per l’ecosistema: essi decompongono la materia trasformandola in nutrimento per le piante; i funghi parassiti si nutrono di organismi viventi e possono essere parassiti facoltativi o parassiti obbligati; i funghi simbionti vivono con un altro organismo, ad esempio con un’alga, formando i licheni. Essi prendono le sostanze organiche dal terreno e l’alga le trasforma in sostanze organiche, utili al nutrimento di entrambi.
Monere, protisti e funghi
Gli studiosi hanno controllato e confrontato le rocce provenienti da numerosi pozzi petroliferi. Grazie ai loro studi essi hanno scoperto una costante presenza di conchiglie di protisti fossili nella parte superiore del giacimento. Molti di questi protisti vivevano negli oceani, per cui alcuni studiosi ritengono che il petrolio si sia formato sotto i fondali oceanici.
I protisti fossili possono aiutare i ricercatori a localizzare il petrolio nel sottosuolo. Oggi alcuni studiosi pensano che il petrolio stesso possa derivare dai protisti, che a miliardi, nel corso sei millenni, avrebbero catturato l’energia della luce solare, fissandola in finissime goccioline di olio grasso, che sarebbe poi stato immagazzinato nelle loro conchiglie.
Con la morte dei protisti le conchiglie sarebbero affondate, e nel corso di milioni di anni le goccioline di olio si sarebbero trasformate nella sostanza che noi chiamiamo petrolio, mentre le conchiglie diventavano parte della roccia che andava formandosi al di sopra del futuro giacimento petrolifero.
Circa 200 anni fa in alcune località d’America il petrolio si trovava comunemente in superficie, e la gente, tranne che per l’uso delle lampade, non sapeva che farsene. Solo dopo molto tempo si cominciarono a trovare le prime applicazioni nei materiali plastici.
Oggi, rispetto al recente passato, è più difficile e costoso trovare dei giacimenti di petrolio: ormai quelli superficiali si sono in gran parte esauriti, e per localizzare i giacimenti sotterranei gli scienziati cercano di saperne di più sui processi che hanno portato alla formazione del petrolio facendo ipotesi. Molto si è imparato dall’osservazione dei vecchi pozzi petroliferi e dalle rocce estratte durante le trivellazioni. Le grandi trivelle hanno al loro interno un tubo che, penetrando nella roccia, estrae e porta in superficie campioni di roccia. Questi campioni vengono poi esaminati dagli studiosi.
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