Durante la prima dinastia babilonese emerse Marduk, il dio supremo, figlio di Ea. Ma Ea in realtà era Enki; il suo nome fu modificato in età neosumerica. Ea in sumerico significa “casa dell’acqua”. Ea era in una delle triadi delle divinità cosmiche e astrali facenti parte del pantheon babilonese. Il pantheon era organizzato in un sistema coerente e gerarchico costituito da un catalogo di divinità che va sotto il nome di lista An. Le gerarchie celesti sono create sul modello di una corte terrena.
Quasi certamente Marduk in origine era il dio della città di Babilonia. Egli era considerato il creatore dell’Universo e ordinatore del pantheon.
Fu il Dio della città di Babilonia dall’epoca della I dinastia babilonese (inizi del 2° millennio a.C.) fino alla caduta del Regno caldeo (538 a.C.). Era una divinità polioftalmica (gli erano attribuiti quattro occhi), determinava i destini degli uomini, guidava i re nelle cerimonie importanti, era misericordioso, possedeva facoltà magiche e presiedeva agli esorcismi.
Quando Babilonia diviene capitale della Mesopotamia unificata sotto Hammurabi, Marduk è già ritenuto il dio supremo in virtù di un atto di rinuncia volontaria da parte dei grandi dèi sumerici Anu ed Enlil. Il suo simbolo è il pianeta Giove ed il numero ad esso dedicato è il 50, attribuito precedentemente ad Enlil, di cui ormai fa le veci come re degli dèi.
Marduk godé di un durevole prestigio parallelamente alla gloria e alla rinomanza di Babilonia dove il dio aveva il suo eccelso santuario Esagila. Accanto al dio erano state create nuove divinità: la sposa Sarpanitum che significa “argentea” e il figlio Nabu che significa “il brillante”. Nabu era il dio della saggezza che a sua volta sposò Iashmetum, che significa “l’intelligenza”.
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