Invasione dorica

Invasione dorica

L’invasione dorica iniziò con la discesa dei Dori nel Peloponneso. La storia di Micene, di Tirinto e di altre città, specialmente del Peloponneso, ci dice quale grandezza e potenza avessero raggiunto certi popoli greci, per es. gli Achei. Achei è il nome con cui nei poemi omerici spesso si designa tutto il popolo greco; ma alcuni autori ritengono che il nome designava le popolazioni del Peloponneso prima della cosiddetta invasione dorica, altri invece identificano gli Achei con i Dori. La conquista di Creta, la vittoriosa spedizione contro Troia sono testimonianze della potenza considerevole raggiunta dagli Achei in quello che fu il primo periodo della storia greca.

Ma repentinamente tale grandezza venne meno e cominciò un nuovo e ben diverso periodo della storia greca.

Tra l’anno 1100 e l’anno 1000 a. C. avvennero alcuni importanti spostamenti di popolazioni; spostamenti a cui ne fecero seguito altri, di altre popolazioni, costrette ad emigrare di fronte all’invasione. Così dalle regioni settentrionali scesero nel Peloponneso i Dori che erano Greci anch’essi, parlavano un dialetto quasi identico a quello degli Achei, ma erano ancora rozzi e primitivi. La loro superiorità era solo nell’organizzazione, nella disciplina militare e nell’uso delle armi, che fabbricavano di ferro. Le loro armi di ferro erano leggere e resistenti, più di quelle inerenti il bronzo degli Achei. Le popolazioni vinte furono fatte schiave o messe in condizione di grande inferiorità. La civiltà e i costumi, quali si erano sviluppati nelle grandi città dell’età micenea, rimasero scompaginati: la conquista determinò, almeno in un primo tempo, un imbarbarimento dell’arte e della vita.

In questa età le popolazioni greche si assestarono definitivamente nelle loro sedi distribuendosi così:

Invasione dorica
Invasione dorica

La stirpe dorica rimase dominante nel Peloponneso, ed ebbe in Sparta la sua città principale.

La stirpe ionica si stabilì nell’Attica (il cui centro più importante fu Atene), nell’Egeo e nelle isole Cicladi.

In Tessaglia e in Beozia si stabilì la stirpe Eolia, il cui centro più importante fu Tebe.

Ma le tre stirpi avevano la stessa lingua e la stessa civiltà pur avendo differenze culturali e di costume. Tali differenze erano evidenziate dal naturale isolamento geografico interno e dalle divisioni politiche.

L’organizzazione dei Greci rimase quella delle città-Stato del tutto indipendenti, così come era già nell’età precedente. Le varie città si mossero talora persino guerra tra di loro.

Una profonda trasformazione tuttavia avviene nella polis o città-Stato: scompare il re che era lui solo, e durane tutta la sua vita, capo dell’esercito, giudice e governatore del suo popolo. Ma al suo posto vediamo parecchie persone, cioè parecchi magistrati, a capo ciascuno dell’esercito o dei tribunali e così via. Questi magistrati restavano in carica un anno, non a vita.

Dunque durante questo periodo si ebbe la repubblica (cioè il governo di magistrati in carica per un anno) al posto della monarchia (cioè il governo di un re eletto a vita).

Ma i magistrati erano scelti sempre tra i discendenti delle vecchie famiglie nobili o delle nuove potenti ricche famiglie.

Le repubbliche greche di questo periodo dunque non furono uno Stato dove tutti colore appartenenti al popolo (il dèmos), avessero pieni diritti, non furono cioè repubbliche democratiche bensì furono repubbliche oligarchiche (da oligos, cioè pochi, e aristoi, cioè aristocratica). Esse rimasero cioè nelle mani di alcune famiglie che essendo nobili o ricchi si riteneva fossero i migliori.

Nel tempo questa organizzazione oligarchica si andò trasformando specie ad Atene, che fu la città più sensibile al bisogno di garantire uguale libertà per tutti a tutti i cittadini.

Una città invece dove si ebbe sempre un’organizzazione oligarchica fu Sparta.
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