L’espressione Guerra Fredda indica il conflitto, successivo alla seconda guerra mondiale, tra Stati Uniti e Unione Sovietica. Iniziò cioè, intorno all’anno 1947, una battaglia tra le due potenze principali vincitrici della seconda guerra mondiale.
Guerra, perché la contrapposizione tra i contendenti sembrava un vero e proprio conflitto, e perché all’interno dei paesi coinvolti andava delineandosi una mobilitazione militare, economica e psicologica “di guerra”; Fredda, perché le armi, che continuavano ad essere prodotte e accumulate, non potevano essere usate.
La battaglia si combatteva quindi non con le armi ma sul fronte politico ideologico, economico e militare. Ben presto l’Europa risultò divisa in sfere di influenza e si formarono due blocchi internazionali ostili. I due blocchi erano l’Occidente (gli Stati Uniti e gli altri membri della NATO) e l’Oriente (l’Unione Sovietica e i membri del Patto di Varsavia). In seguito si formò anche il terzo blocco, quello dei Paesi non allineati.
l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti costituivano ormai le due maggiori potenze del mondo. Ma i due diversi sistemi politici ed economici su cui si fondavano non permettevano loro di trovare un accordo.
Tale contrapposizione si protrasse fino al 1989, anno in cui crollò il muro di Berlino.
Attorno alle due grandi potenze vincitrici si erano formati due blocchi di stati:
Ad Occidente, Francia e Gran Bretagna erano economicamente dipendenti dal colosso USA, che inoltre faceva sentire il suo peso su paesi come l’Italia.
Ad Oriente regimi comunisti sorgevano nei paesi liberati dall’Armata Rossa. Il principio di spartizione dell’Europa in zone di influenza, formulato già durante il conflitto, cominciava a trovare attuazione.
Gli USA, per evitare l’espansione del dominio sovietico in Europa, avviarono un vasto piano di assistenza economica ai Paesi europei fidati, il cosiddetto Piano Marshall, il 5 giugno del 1947.
Questi aiuti, oltre a permettere ai paesi beneficiari il superamento delle gravi difficoltà economiche dovute alla ricostruzione, costosa e necessaria, consentivano politicamente il rafforzamento dei regimi democratici e per contro l’indebolimento delle aspirazioni irrealizzabili filosofiche o rivoluzionarie dei partiti comunisti occidentali.
Nel 1949 gli Stati Uniti stabilirono con alcuni Paesi europei, tra cui l’Italia, la Francia e l’Inghilterra, un’alleanza difensiva che prese il nome di NATO (North Atlantic Treaty Organization). Il governo Sovietico temeva l’espansione degli Stati Uniti in Europa e, tra il ’47 e il ’48, fece in modo che in tutta l’Europa orientale si formassero governi comunisti. Nel 1955 l’Unione Sovietica stilò con i Paesi che avevano adottato questo tipo di orientamento politico il Patto di Varsavia.
Era ufficialmente l’inizio della Guerra Fredda, data dalla presenza di due blocchi militari distinti: uno dipendente dagli USA e uno dall’URSS.
In questi anni ci fu la crisi di Berlino e la costruzione di un ponte aereo da parte degli USA, per fornire alla città in crisi i necessari rifornimenti. I russi non osarono impedire questi rifornimenti aerei per timore di una nuova guerra, ma la tensione tra i due blocchi si fece altissima. Si risolse in modo pacifico circa un anno dopo, con l’occidente che abbandonò la prospettiva di introdurre una nuova moneta e l’oriente che testò la forza americana che aveva egregiamente fatto fronte al blocco.
I principali avvenimenti durante la Guerra fredda
Il primo conflitto legato alla guerra fredda fu la guerra di Corea (1950-1953).
In URSS, dopo la morte di Stalin avvenuta nel 1954, il suo successore Nikita Kruscev avviò la «destalinizzazione» e parallelamente ebbe un nuovo atteggiamento nei confronti degli USA. Conferenza di Ginevra del 1955, e scambi di visite favorirono la nascita del «disgelo» dopo la «guerra fredda». I contatti fra USA e URSS passarono lentamente al dialogo, sia pure attraverso diversi momenti di tensione.
Nel 1956 ci fu la rivolta Ungherese e i Sovietici soppressero la rivolta.
Nell’ottobre 1962, appena informato dai servizi americani della presenza dei missili, il presidente Kennedy dispose un blocco navale intorno a Cuba e impose all’URSS di ritirare le armi atomiche dall’isola. I Sovietici cedettero e smantellarono i missili, ma nel mondo per alcuni giorni si temette il rischio della guerra atomica.
Non molto tempo dopo le capacità diplomatiche del neopresidente furono messe a dura prova. A Cuba un movimento comunista, guidato da Fidel Castro ed Ernesto che Guevara, abbatté il vecchio regime legato agli americani (1959). Fidel Castro si avvicinò politicamente all’Unione Sovietica e concesse ai Russi di installare sull’isola dei missili fungendo a tutti gli effetti da base missilistica per un’eventuale attacco agli USA.
Nell’ottobre 1962, appena informato dai servizi americani della presenza dei missili, il presidente Kennedy dispose un blocco navale intorno a Cuba e impose all’URSS di ritirare le armi atomiche dall’isola. I Sovietici cedettero e smantellarono i missili, ma il mondo per alcuni giorni fu sull’orlo della guerra atomica.
Nella notte del 12 agosto 1961 sorse il muro di Berlino.
Nel 1964, con il nuovo Presidente, Lyndon Johnson, l’USA decise di dare il via ai bombardamenti sul territorio del Nord Vietnam. Ma la forza militare americana non riuscì a piegare la resistenza vietcong, che poteva contare sull’appoggio dell’Unione Sovietica e della Cina. La guerra del Vietnam coinvolse anche la Cambogia (Indocina), in seguito alle operazioni militari statunitensi, che provocarono la formazione di gruppi di guerriglieri di idee comuniste, i Khmer rossi. Dopo il ritiro statunitense essi si impadronirono del potere ed eliminarono tutti coloro che potevano rivelarsi avversari politici.
Milioni di cittadini si trasferirono forzatamente nelle campagne, per il loro piano che prevedeva tutta la popolazione impegnata nei lavori agricoli, sotto un controllo spietato, per cui ogni minima disobbedienza era punita con la morte. I trasferimenti forzati, le esecuzioni, la tremenda carestia causata dal fallimento della politica economica del governo, provocarono la morte di almeno due milioni di persone. Solo l’intervento dell’esercito vietnamita (1978) mise fine al governo dei Khmer rossi.
Nel Medio Oriente, USA e URSS appoggiavano la tensione tra Israele e gli stati arabi.
Lo Stato di Israele, proclamato il 14 maggio 1948, inglobava la maggior parte della Palestina, mentre l’Egitto occupava la striscia di Gaza. Determinante fu l’appoggio degli Stati Uniti e, in misura minore dell’Unione Sovietica, poiché entrambi credevano vantaggiosa la creazione di uno Stato di cultura occidentale in un mondo arabo che diveniva strategicamente sempre più importante a causa delle immense riserve petrolifere.
Gli stati arabi intervennero militarmente, dopo la formazione dello stato, ma la guerra, come la maggior parte di quelle successive, si risolse a favore di Israele che ne uscì controllando un territorio più vasto. Altre guerre si ebbero nel ’56, ’67, ’73 determinate dal desiderio dei profughi di ritornare alle loro case, dalla volontà dei palestinesi di avere un loro stato, dal rifiuto d’Israele ad accogliere le loro richieste, dal rifiuto degli stati arabi di riconoscere Israele.
In particolare la guerra del ’67 rimane una delle principali poiché Israele si impadronì di territori tolti alla Giordania e all’Egitto. Dopo il ’73 si aprì uno spiraglio di speranza grazie agli accordi tra Israele ed Egitto che, con la mediazione americana si conclusero con l’accordo di Camp David nel 1978.
L’Egitto riconosceva lo stato d’Israele, e quest’ultima restituì il Sinai.
Nel corso degli anni Ottanta il blocco comunista entrò progressivamente in una grave crisi e le proteste interessavano soprattutto la Polonia. Ma fu con l’avvento alla guida dell’Unione Sovietica di Michail Gorbaciov che la crisi maturò. Gorbaciov, rendendosi conto degli immensi problemi del suo paese, cercò di riformare il sistema comunista. Egli rese meno rigido il controllo sull’economia e concedendo libertà civili e religiose. Gorbaciov inoltre propose ai Sovietici l’obiettivo della perestrojka (che in italiano significa ristrutturazione). La perestrojka era cioè un vasto programma di riforme per combattere la corruzione e le inefficienze e preparare il paese alla democrazia. La politica di Gorbaciov dette fiato a tutte le forze che negli Stati satelliti combattevano il sistema comunista, ormai vicino al collasso.
Nel settembre del 1989 in Polonia nacque un governo formato non solo da comunisti. Fu allora che in Polonia entrò in parlamento Solidarność, un sindacato di ispirazione cattolica poi trasformatosi in partito.
Nel 1989 in Germania, con l’abbattimento del muro di Berlino, non esisteva più il simbolo della Guerra Fredda.
Il Presidente Sovietico Gorbaciov non riusciva ad imporre le sue riforme perché era bloccato dall’opposizione contrapposta dei conservatori e dei progressisti. Nell’agosto del 1991 i conservatori tentarono un colpo di stato e destituirono Gorbaciov. Il colpo di stato fallì perché non ebbe l’appoggio dell’esercito e per la reazione popolare guidata dal radicale Boris Eltsin. Gorbaciov ormai non aveva più nessuna autorità. Nel dicembre 1991 così i presidenti delle repubbliche sovietiche, sciolsero l’Unione Sovietica. Nacque così la Comunità di Stati Indipendenti (CSI) che respingeva i principi del comunismo. Il 25 dicembre 1991 l’URSS sostituì la bandiera rossa che sventolava sul Cremino con l’antica bandiera russa.
Era la fine del comunismo in Russia e quindi la fine della “guerra fredda”.
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