La famiglia Egizia nasceva da un’unione tra un uomo e una donna che non necessitava di consacrazione, né di conferma da parte delle autorità civili.
Fino all’”Epoca Tarda” il consenso era tra il padre della sposa e lo sposo, poi divenne sufficiente il consenso dei due sposi di vivere nella stessa casa.
L’unione, ovvero il matrimonio, era di tipo monogamico nel senso che la sposa legittima era una sola, ma era consentito avere una o più concubine. Talvolta, nel caso in cui dal matrimonio non fossero nati figli, la moglie dava il suo consenso a che il marito avesse delle concubine. Era frequente il matrimonio tra consanguinei.
Nel matrimonio la donna conservava il pieno possesso e la disponibilità dei suoi beni che poteva usare a suo piacimento; il marito era tenuto al mantenimento della moglie.
I figli potevano ereditare i beni oppure potevano essere diseredati. Sia la moglie che il marito potevano decidere di diseredare uno o più figli e beneficiarne altri.
Il divorzio era possibile e la causa più comuni era l’adulterio della moglie o del marito. Ma il marito era tenuto a pagare una multa alla moglie qualora l’avesse accusata ingiustamente di adulterio. Se invece la donna veniva ripudiata aveva diritto ad un terzo dei beni se non aveva nessuna colpa. Non aveva invece alcun diritto sui beni se abbandonava spontaneamente il tetto coniugale o se aveva commesso adulterio.
Gli Egizi amavano le famiglie numerose e in mancanza di figli naturali era possibile l’adizione.
La famiglia Egizia
Nella società la donna aveva la parità dei diritti con l’uomo poiché ella possedeva e amministrava direttamente le sue proprietà. Secondo il codice civile nella successione i figli, sia i maschi che le femmine, avevano lo stesso diritto alla successione.
Essi ereditavano i beni mobili e immobili in parti uguali, eccetto nei Periodi Intermedi (tra la XXII e la XXIV dinastia). In detti periodi prevale il diritto alla primogenitura.
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