Osserva la foto: In alto a sinistra è visibile il carro di battaglia dei Persiani. Lanciato a velocità contro le schiere opposte, un così micidiale mezzo di battaglia falciava i nemici e li scompaginava; tanto più che i Persiani, abilissimi nell’uso dell’arco, saettavano terribilmente dal carro. Ecco una delle spiegazioni delle prodigiose conquiste dei Persiani.
Delle due figure, quella di sinistra rappresenta un capitano persiano munito di spada ricurva, segno del suo grado: egli porta i calzoni all’uso persiano e un copricapo di cuoio che ricorda il fez turco. La figura di destra rappresenta un guerriero dei Medi, armato di arco e di lancia e vestito con un ampio abito, assai meno adatto alla guerra di quello persiano.
In basso noterai la Kidaris del re persiano, alta corona dentellata sovrapposta al berretto fregio (forse a simbolo della conquista della Frigia). Accanto una tremenda arma persiana, ascia e piccone ad un tempo. La Shamshir detta anche Shamsheer o Chimchir, è la scimitarra persiana. La parola significa, in lingua persiana, sia “spada” che “curvo come l’artiglio del leone”. La Shamshir era l’arma d’elezione della cavalleria persiana. A partire dal XV secolo, la shamshir iniziò a diffondersi anche tra le file dell’esercito dell’Impero ottomano. La shamshir (çimçir in lingua turca) restò in uso agli ottomani durante tutto l’impero.
La caratteristica peculiare della shamshir che la differenzia dall’archetipo della scimitarra vera e propria è la totale assenza del contro-taglio (lo yelman del kilij). La lama è in assoluto la più ricurva della tipologia “Scimitarra” (curvatura di 5-15 gradi da un’estremità all’altra) ma, come nella spada a lama diritta, tende a restringersi sistematicamente verso la punta.
L’impugnatura della shamshir, come nella scimitarra turca standard, è a “manico di pistola”, con guardia a crociera spesso scudata.
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