In questa lezione tratto l’alfabeto e la sua storia, partendo dalla scrittura degli antichi Egizi i quali usavano una scrittura ideografica.
Gli antichi Egizi disegnavano figure per rappresentare idee e concetti; ad esempio, il concetto di uomo lo rappresentavano con un disegnetto raffigurante un uomo. Ma gli Egizi usavano anche un secondo tipo di scrittura: essi usavano la scrittura popolare nella quale adoperavano tanti segni diversi quante erano le sillabe, ma non erano arrivati a distinguere perfettamente consonanti e vocali. I Fenici più tardi cominciarono ad usare per ogni suono di consonante un segno speciale; essi fisarono le consonanti che sono quelle usate ancora oggi da noi. I Fenici rappresentavano però le varie parole senza mettere un segno speciale per le vocali (per esempio, la parola cavallo l’avrebbero scritta cvll).
Questo alfabeto, costituito da 22 simboli riproducenti altrettanti fonemi consonantici, fu adottato anche dai Greci che aggiunsero dei segni fissi anche per le vocali. E così si formò il tipo di alfabeto che ancora oggi usiamo e che è in uso presso molti altri popoli. Tutti gli alfabeti che conosciamo, da quello greco a quello etrusco o a quello latino, sono derivati dall’alfabeto fenicio.
Il nome alfabeto viene dalle prime due lettere greche, alfa (a) e beta (b).
L’attribuzione dell’alfabeto ai Fenici è confermata dai rinvenimenti di alcune iscrizioni a Biblo che risalgono intorno all’anno 1000. Fu tramite i Fenici e le loro peregrinazioni commerciali nel Mediterraneo che l’uso della scrittura alfabetica si diffuse ad altri paesi del bacino mediterraneo.
Da considerazioni tratte da alcuni passi biblici e da notizie tratte da alcuni autori classici sono state ricostruite le loro tradizioni mitologiche ed epiche, le opere storiche e di letteratura. Però della letteratura fenicia, che doveva essere scritta con inchiostro su papiro, non si è conservato nulla, a causa del clima umido della regione costiera della Siria.
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