Il mesostico PEACE di Costanza De Luca: una domanda poetica che ci interroga sul senso della distruzione
In poche parole, intense come un grido silenzioso, Costanza De Luca ci consegna un nuovo mesostico che parla di pace, ma lo fa attraverso lo stupore e la ferita dell’assurdo. La parola scelta è PEACE — pace — ma anziché affermarla, Costanza sceglie di evocarla attraverso una domanda: Perché distruggEre tAnta innoCente bEllezza?
Un verso per ciascuna lettera, che al centro porta in luce, come un filo segreto, la parola della speranza. Eppure il tono non è celebrativo, è interrogativo, quasi sconcertato:
Perché?

È il tipo di componimento che nasce da ciò che non si comprende, da ciò che fa male. Le lettere centrali — E, A, C, E — si uniscono a quella iniziale per formare la parola PEACE, ma nella trama dei versi la parola sembra quasi fragile, nascosta dietro alla realtà che la contraddice.
Il mesostico diventa allora una forma di resistenza dolce, una domanda rivolta al mondo, o forse a ciascuno di noi. È anche un invito a ricordare che la bellezza — quella dell’innocenza, dell’arte, della natura, della vita — è fragile. Distruggerla è facile. Difenderla è responsabilità di tutti.
Il mesostico PEACE di Costanza De Luca colpisce per la sua essenzialità e il suo tono interrogativo, quasi sussurrato. Non urla la parola “pace”, ma la lascia emergere lentamente, incastonata in versi che riflettono una profonda inquietudine. È un grido gentile ma inesorabile contro la distruzione dell’innocenza e della bellezza. In questo senso, è più di una poesia: è una domanda che ognuno dovrebbe sentirsi rivolgere, un invito a fermarsi e riflettere su ciò che spesso diamo per scontato.
Il fatto che la parola PEACE emerga come messaggio nascosto rende ancora più forte il suo valore: come se la pace fosse lì, fragile ma presente, da scoprire e custodire.
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